SILVIA MECONCELLI – Segretaria

Sono nata e cresciuta a Grosseto. Mi sono laureata in Economia all’Università degli Studi di Firenze. Durante gli studi universitari ho vissuto all’estero per un anno, approfondendo la conoscenza della lingua inglese e l’esperienza di altre culture. Nell’Aprile 2003 ho conseguito Diploma di Sommelier, 3° livello nell’ambito del corso di qualificazione professionale organizzato dall’Associazione Italiana Sommelier e nel Giugno 2007 ho ottenuto il First Certificate in English rilasciato dall’University of Cambridge, nell’ambito del corso di Advanced English tenuto dalla British School di Grosseto.

Adesso abito Grosseto con il mio compagno e due figli e lavoro per una importante azienda vitivinicola nel senese.

Amo leggere, scrivere, viaggiare, riciclare e fotografare.

ESPERIENZE ARTISTICHE

2002-2008 – Ho fatto parte del gruppo teatrale Né Arte né Parte di Arcidosso, interpretando vari ruoli in commedie teatrali.

PUBBLICAZIONI

Quel che non sai di me, Scatole Parlanti – Alter Ego Edizioni 2017. Il libro narra del rapporto di Nina – cresciuta a Grosseto tra le macerie dopo il bombardamento del 26 aprile 1943, quando gli aerei statunitensi colpirono il cuore della Maremma e centinaia di grossetani furono costretti a stravolgere le proprie esistenze – con sua madre. Nina è ormai una donna adulta, forte e realizzata, che assiste l’anziana mamma ripercorrendo quegli anni tragici e mettendo a nudo le tante domande rimaste appese senza una risposta in una situazione familiare difficile. Le storie delle due donne si rincorrono su binari differenti, tra le numerose divergenze che portano Nina a preferire i libri a un destino di stenti e ignoranza. Nina e la madre sono apparentemente due donne profondamente diverse e distanti, ma sfogliando pagina dopo pagina, si capisce quanto, in realtà, siano legate e quanto amore abbiano l’una per l’altra nonostante le diversità e le scelte di vita totalmente differenti. E’ un viaggio dentro la memoria quello di Nina, che si confessa e non ha più paura di una replica o di un giudizio della madre e alla fine arriva al resoconto finale, al faccia a faccia con il legame più forte e spesso più difficile tra tutti quelli familiari, che avvicina e lega per sempre le persone a chi ha dato loro la vita. “Quel che non sai di me” che cerca di descrivere il tessuto sociale degli anni del dopoguerra, la bellezza dei tempi passati, delle occasioni perdute di conoscersi meglio, della vita semplice di famiglie numerose, dove la quotidianità era fatta di duro lavoro in campagna e un piatto caldo in tavola. Racconta anche la lotta per la libertà dall’oppressione nazifascista.